Come immaginiamo i campioni: giovani, aitanti, immuni ai pugni della vita?
Eppure non è proprio così, il vero campione ha le stesse paure di tutti, convive con le nostre stesse solitudini ed è comunque un vincente perché non molla mai.
“Voglio ispirare le persone, voglio che qualcuno mi guardi e dica: grazie a te, non ho mollato", queste le parole del campione Gianluca Vialli che in questi ultimi giorni ha svelato al mondo la sua normalissima fragilità parlando di un cancro che l'ha colpito e da cui è guarito.

Dic
Gianluca Vialli: la forza della fragilità



La partita più importante
E' proprio così, l'atleta invincibile rivela la propria debolezza, la sua paura ed è quasi un atto di ribellione in un mondo che ci vuole perfetti e impavidi.
L’ex azzurro, il fuoriclasse che saliva tra le nuvole per le famose rovesciate con la maglia di Sampdoria e Juventus, oggi è un uomo che non nasconde la sua fragilità.
“Se c'è una cosa che so fare nella vita è prepararmi alle cose difficili, alle grandi partite: la parte più difficile è passata, ma ancora non so come finirà la partita. Quello che so è che ho dato il massimo”
Il suo libro “Goals”, scritto con l'intento di ispirare coloro che leggono ad affrontare le difficoltà della vita, conta 98 capitoli più uno, quello in cui racconta la storia della sua malattia.
Una battaglia in cui ha alternato la medicina tradizionale alla cura dello spirito con una frase motivazionale al giorno scritta su un post it e un obiettivo ben preciso: “è successo in maniera improvvisa e l'ho affrontata come quando facevo il calciatore, mi sono dato subito degli obiettivi e a lunga scadenza: non morire prima dei miei genitori e portare le mie figlie all'altare quando si sposeranno.”
Una partita importante, quella in cui Vialli ha messo al centro se stesso, quella in cui ha affrontato le sue paure lì sul ciglio dell'abisso, senza però cadere mai.

Una nuova forza
Quanto è forte e quanto ci piace il campione Vialli che accoglie la sua fragilità?
Quanto parla anche di noi, delle tante armature che indossiamo, che cadono però quando scendiamo realmente in campo.
Grazie alla sua “capatosta”, che è un po' quella che vive in tutti noi, Gianluca Vialli ha riscoperto nella propria debolezza la sua vera forza e una nuova prospettiva sul mondo: tutti i campioni sono in realtà essere umani sballottolati qua e là dalle onde della vita.
Basta non perdere mai la bussola e cercare sempre quella stella splendente che illumina il cammino e che alla fine ci riporta sulla terraferma.
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