“Quando mi sono svegliato senza le gambe ho guardato la metà che era rimasta, non quella che era andata persa” queste le parole di Alex Zanardi, pilota e atleta italiano, dopo l’incidente subito che gli ha portato via le gambe ma non la voglia di gareggiare.

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Una storia, un esempio: il racconto di Alex Zanardi



L’ATTIMO CHE HA CAMBIATO LA SUA VITA
Il 15 settembre del 2001 durante una gara di Formula Cart, partito dal ventiduesimo posto della griglia per poi iniziare una spettacolare rimonta, con tredici giri mancanti alla fine, Zanardi si ferma ai box per l’ultima sosta ma al ritorno in pista trova una patina di acqua e olio, la sua macchina diventa incontrollabile e va in testa coda mentre sopraggiungono da dietro altre due monoposto, lanciate a tutta velocità. La prima riesce a evitarlo, la seconda no, e l’impatto è terribile. La macchina e il corpo di Zanardi vengono tagliati a metà: da una parte, nell’abitacolo del pilota, c’è la metà superiore di Alex. Dall’altra parte, nel muso dell’auto, ci sono le sue gambe.

VERSO UNA NUOVA AVVENTURA
Solo due anni dopo questo terribile incidente, Alex ritorna in pista su una macchina adattata alle sue protesi: handbike. Da qui inizia una nuova sfida, gare e soddisfazioni. La passione per questo nuovo sport nasce dall’incontro con Vittorio Podestà, atleta paralimpico di handbike, che racconta ad Alex la sua passione. Da quella chiacchierata, inizia il riscatto di Zanardi; dopo solo tre settimane di prove sulla “bicicletta speciale”, Alex scende in pista e partecipa alla maratona di New York, vincendo il 4° posto. Da quella gara inizia la sua ascesa, grazie alla sua vera “capatoast”: sul circuito di Brand Hatch trionfa e vince la medaglia d’oro sia nella cronometro che nella prova in linea. Al traguardo, delle Paralimiadi di Londra Alex Zanardi alza la sua handbike con una mano sola, un gesto che ha lasciato il segno. Con le sue vittorie Alex Zanardi non ha solo scritto una storia di gloria personale, ma ha acceso i riflettori sullo sport paralimpico, trascinando un intero movimento e facendo scoprire al grande pubblico le performance impressionanti e la grandezza degli atleti disabili.
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